AVA triplica le utenze industriali collegate al teleriscaldamento a Schio. Un contributo all’abbattimento dei costi energetici e delle emissioni di CO2
Grazie alle nuove linee di distribuzione in esercizio si triplica il numero di utenze allacciate: da 10 (tra cui il polo ospedaliero di Santorso) a 30.
Giovanni Cattelan Presidente di AVA: “Completati 4 km di tubature con le relative sottostazioni. Nel prossimo biennio puntiamo ad aumentare l’energia erogabile di un ulteriore 30%”.
Ad un anno dall’annuncio, Alto Vicentino Ambiente ha completato l’espansione della rete di teleriscaldamento nell’area Est della zona industriale di Schio tra via Lago di Trasimeno e via Lago di Garda.
“Nonostante i grossi disagi che hanno colpito tutte le attività dal nostro paese negli scorsi 12 mesi, tra scarsa reperibilità di talune materie prime e difficoltà nelle catene internazionali di fornitura, siamo riusciti a tener fede a quanto ci eravamo impegnati a fare”, spiega Giovanni Cattelan Presidente di AVA
La zona est, infatti, ha oggi allacciata alla rete di teleriscaldamento una ventina di nuove aziende manifatturiere scledensi, che vanno ad aggiungersi a quelle allacciate già rifornite dalla rete AVA a partire dal 2014.
“Sono state realizzate opere per un totale di 5 km di tubazioni, con le relative sottostazioni, le quali sono di proprietà di AVA che, proprio per questo motivo, provvede in proprio alla manutenzione e cura – aggiunge Cattelan –. In un periodo come quello attuale in cui sono forti e giustificate le grida d’allarme delle aziende, ma anche dei privati, in merito al caro-energia; questo è uno dei fattori che ci permette di fornire un servizio con costi complessivi ridotti per le aziende del territorio”.
“Le imprese che usufruiscono del nostro servizio generalmente riescono ad ottenere risparmi tra il 10% e il 20% – continua Italo Camerin, Responsabile Commerciale di AVA -. Inoltre, riusciamo ad abbattere alcuni costi collaterali tipici degli impianti tradizionali: la manutenzione dell’impianto la necessità del camino (che con il teleriscaldamento non serve) e che necessiterebbe di ulteriore manutenzione, e il certificato di prevenzione incendi. E poi, ed è qui che le aziende hanno chiaramente espresso il loro interesse ancor più rispetto all’aspetto economico, c’è il tema della sostenibilità”.
Il termovalorizzatore ricava l’energia necessaria al riscaldamento dell’acqua calda dall’incenerimento dei rifiuti che sono costituiti anche da biomasse quali il legno la carta e residui di umido/verde per almeno il 52% in peso. L’energia termica fornita dal teleriscaldamento di AVA, per tale ragione, viene certificata dal GSE con la stessa proporzione, come energia rinnovabile.
“Va a chiudersi un ciclo virtuoso: i rifiuti provenienti dal nostro territorio va a produrre energia riutilizzata in zona industriale a Schio”, afferma Cattelan.
“Questo ampliamento – conclude -, che ha comportato un investimento importante, circa 2 milioni di euro, sta dando i risultati sperati vista l’importante adesione di aziende e le nuove richieste che ci stanno arrivando. Il valore del nostro servizio e, quindi, della società partecipata, cresce di conseguenza. Ma i margini di incremento sono ancora molti. Attualmente, infatti, riusciamo ad erogare fino a 35 MW di potenza e possiamo arrivare a fornire fino a 60 GWh termiche annue. Per cui il potenziale è ancora alto, tanto che, nel biennio in corso, puntiamo ad aumentare l’energia erogabile ai richiedenti di circa il 30%. Il tutto mantenendo alta la guardia in merito alle emissioni del termovalorizzatore che, come ha certificato il rapporto elaborato dal Politecnico di Milano, ha fatto riscontrare livelli emissivi decisamente inferiori al limite normativo per tutti i potenziali inquinanti, un impatto definito estremamente contenuto, quando non quasi del tutto trascurabile”.
Il modello su cui si è basato il rapporto stilato dal prof. Stefano Cernuschi e dal prof. Giovanni Lonati del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’università milanese, ha infatti evidenziato come il contributo stimato dell’impianto sulla concentrazione di inquinanti nell’aria e sul deposito al suolo delle polveri sia estremamente contenuto, con valori inferiori ai limiti previsti per la qualità dell’aria di 1, 2 o anche 3 ordini di grandezza (quindi 10-100-1.000 volte inferiori!), in linea con quanto avviene nei migliori impianti d’Europa.